Eccoci qua. Ancora una volta, a parlare di coppia e delle sue infinite sfumature.
Questa volta, però, lo facciamo in modo diverso.
Infatti, per chi di voi si addentrerà tra le righe di questo breve articolo troverà un nuovo punto di vista dal quale guardare la coppia.
Quindi, come gli esperti birdwatcher, munitevi di un buon cannocchiale, appostatevi per bene tra la flora ed enjoy the reading.
Dunque, stavamo parlando di coppia, dei suoi falsi miti, del suo equilibrio e benessere e delle sue crisi.
In breve abbiamo visto, negli episodi precedenti, quanto una coppia funzionale tragga le sue energie dall’essenza stessa del percepirsi in equilibrio.
Frase troppo contorta. Pardon. Riformulo.
In breve, come abbiamo visto, la coppia non rappresenta il solo incontro di due persone, ma è il prodotto di ogni singola sfaccettatura individuale dei partner. Proprio qui si inserisce l’idea che, per una relazione funzionale, prima di tutto bisogna accettarsi e accettare l’altro.
Quando noi ci relazioniamo con qualcuno (in questo caso con il nostro partner) entriamo in contatto con tutto il suo mondo. Con tutta la sua natura. Con tutte le sue esperienze.
Ed è proprio nell’intersezione tra il mondo interno e quello relazionale che il conflitto pone le sue radici.
Quindi, che si fa?
Prima di correre e urlare “A fuoco!” concentriamoci su ciò che conosciamo.
Dunque, sappiamo che quella che definivamo come una coppia fatta da due persone, è in realtà una sorta di squadra. Una specie di gruppo composto da un numero indefinito di atleti, ognuno dei quali ha le proprie abilità e i propri limiti.
Bene. Mi sembra già un ottimo punto di partenza.
Proprio in questo spazio, infatti, potrebbe inserirsi un approccio interdisciplinare che, nell’integrare conoscenze e metodi, produce uno strumento nuovo.
Uno strumento attraverso il quale poter favorire e aumentare la consapevolezza delle dinamiche interpersonali, dei vissuti e delle aspettative individuali. Fattori, questi, fondamentali affinché un conflitto possa trasformarsi in un’occasione di crescita.
Nello specifico parliamo del Training Autogeno.
Ma cosa c’entra il Training Autogeno con la coppia in crisi?
Bella domanda.
La coppia in crisi è minacciata nella sua intesa e serenità.
Nel cercare di estinguere il conflitto, in una coppia tutt’altro che complice, i partner si concentrano maggiormente sul proprio punto di vista.
Il tutto a discapito della possibilità di osservare ciò che realmente il conflitto sta generando all’interno dei singoli partner.
Un percorso psicologico di coppia, infatti, vede i coniugi e il professionista destreggiarsi tra la fitta boscaglia della crisi. Pertanto si cercherà di individuare e spacchettare quelle che sono le angosce, paure, preoccupazioni, aspettative e pretese come partner e come singoli.
Ma ancora una volta, cosa c’entra il Training Autogeno con la coppia?
Che il tutto si svolga nella stanza d’analisi o tra le proprie mura domestiche, i tentativi di risolvere un conflitto possono generare reazioni di difesa e chiusura da parte dei partner.
Soprattutto se in presenza di quelli che Gottman chiama “quattro cavalieri dell’apocalisse”.
L’idea di essere concorrenti in un gioco a premi, in cui uno vince e uno perde, potrebbe quindi aumentare la distanza tra i due e una sensazione di fallimento, paura o ansia, giudizio.
E così via! Chi più ne ha, più ne metta.
Sicuramente, in tali contesti, entrano in gioco variabili ben più complesse, variabili che possono trovare ampio sviluppo all’interno di un percorso attento e puntuale con il professionista.
Un percorso che, all’interno della stanza d’analisi (praticamente lo studio del vostro psicologo), cerca di analizzare i meccanismi e le dinamiche coinvolte nella vita di coppia.
In pratica, in squadra con il professionista, i coniugi si impegnano a creare strumenti e strategie per comunicare e comunicarsi (si spera) anche tra le pareti domestiche e nel loro quotidiano (ripeto, si spera).
Ma, una piccola domanda.
Cosa succede se una coppia motivata alla risoluzione del conflitto, riscontra comunque delle difficoltà nel mantenere lo stesso ascolto e dialogo anche fuori dallo studio del loro psicologo?
Soffermiamoci, almeno per adesso, sull’idea secondo cui lo stress generato dal conflitto può irrompere nella percezione di sé, delle proprie capacità e dei propri confini.
Il Training Autogeno, in questo caso, può individuarsi come strumento, supplementare, utile ad individuare se stessi e gestire lo stress durante specifici episodi conflittuali.
Favorire una maggiore consapevolezza di sé e dell’altro all’interno del conflitto permetterebbe di osservare e analizzare i diversi elementi che entrano in gioco. Obiettivo, questo, importante per un percorso psicologico che mira ad una maggiore consapevolezza di sé e dei propri meccanismi. Obiettivo che richiama a sé una molteplicità di strumenti finalizzati alla progettazione di un maggiore equilibrio.
Il Training Autogeno, soprattutto inserito in un percorso di coppia, lavora anche sulla costruzione, ricostruzione e conoscenza dei confini individuali e di coppia.
Ma quindi, in cosa consiste il Training Autogeno per la coppia?
Anche questa, gran bella domanda!
Per rispondere dobbiamo fare un passo indietro.
Quindi, come Alberto Angela insegna, poggiamo la nostra puntina sul vinile di Bach e facciamo partire “Aria sulla quarta corda”.
Nel 1932, con “Training Autogeno” si definì “un metodo di autodistensione da concentrazione psichica che consente di modificare situazioni psichiche e somatiche”.
Facile. No?
Ma vediamo di spiegarlo in modo più “potabile”.
Attraverso questa tecnica possiamo ottenere un allentamento delle tensioni sia a livello psichico che fisico. Questo rilassamento, di conseguenza, ci permette di poter andare a lavorare su quei vissuti somatici (come l’opprimente “peso sul petto”) e psichici (ad esempio quei momenti di vita presente o passata).
No, non è una cosa da Jedi (purtroppo), ma comunque permette di entrare in maggiore sintonia con noi stessi e con il nostro partner.
Detto ciò, una coppia in crisi cosa ci fa con questo benedetto Training Autogeno?
Un bel … percorso.
Una coppia in crisi ci può fare un bel percorso di consapevolezza.
Wow.
Ma in cosa consiste questo percorso di consapevolezza?
(lo so che ve lo state chiedendo)
Un passo per volta.
Sicuramente dedicheremo uno spazio apposito per discuterne in maniera specifica ma, intanto, proviamo a contestualizzare la situazione.
Un piccolo passo per volta.
Allora, la nostra cara coppia arriva nello studio dello psicologo. I partner si siedono e aggiornano il professionista sullo stato attuale della loro relazione.
Successivamente ogni membro della coppia decide se sdraiarsi a terra o rimanere seduto, chiude gli occhi, inizia a fare una scansione del proprio corpo e si pone in un atteggiamento di calma.
Il tutto, ovviamente, sotto la guida dello psicologo.
A questo punto inizia la magia: ogni partner imparerà, durante i vari incontri, a far propri gli esercizi del Training Autogeno.
Successivamente inizierà a condividere con l’altro (sempre con l’aiuto dello psicologo) pensieri, emozioni e vissuti emersi durante ogni sessione.
L’obiettivo ultimo è quello di far si che la coppia possa svolgere questi esercizi a casa, senza l’aiuto dello psicologo.
Questo strumento, come potrete notare, può essere utile per armonizzare la propria relazione fisico-emotiva e sessuale, la propria abilità comunicativa ed essere consapevoli delle proprie dinamiche interpersonali e di quelle aspettative individuali che di coppia.
Ma in cosa consistono gli esercizi?
E come possono essere applicati in casa, lontani dall’occhio vigile dello psicologo? Ma soprattutto, questo strumento, come può contribuire ad un percorso di coppia già avviato?
Ottimi quesiti. Ma per rispondere avremo bisogno di uno spazio e un tempo adeguati.
Quindi, per adesso, non ci resta che salutarci.
Alla prossima.
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